
Beny Giansiracusa
Caposcuola della decima arte
Beny Giansiracusa nasce a Torino il 20 Marzo 1951 in una soffitta del palazzo Saluzzo Paesana,
un vecchio palazzo edificato tra il 1715 e il 1722, (periodo in cui i Savoia passarono dal regno di
Sicilia a quello di Sardegna) per opera dell’architetto Gian Giacomo Plantery (1680-1756) è situato
in via della Consolata 1 Bis, casa molto lugubre che venne alla ribalta all’inizio 900 per
il caso del mostro dai piedi di fauno.
Nel 1965 entrò nel mondo della grafica e serigrafia impiegandosi prima in una piccolo laboratorio
dove rimase innamorato di quest’arte, e qualche tempo dopo fece il grande passo verso uno dei miti
della serigrafia torinese, Riccardo Costamagna. Il suo laboratorio nato negli anni 20” si occupò
inizialmente di cartelloni pubblicitari ed insegne eseguite completamente a mano,
soltanto dopo il 1933 anno in cui la serigrafia venne introdotta a Torino prima città in Italia ad averla
dall’editore Carlo Frassinelli anche Costamagna la adottò nel suo laboratorio.
A metà degli anni “60 la grafica e la serigrafia erano a livelli a dir poco preistorici, mancava
tutto bisognava costruirsi gli attrezzi per disegnare; si facevano e si utilizzavano ancora i grandi
spolveri che si usavano nel medioevo per gli affreschi.
In quel l’ambiente Beny Giansiracusa disegnò centinaia di cartelli stradali di metri 3x2, lamiere,
insegne specchi, vetri per birre, manifesti per distillerie ecc.
Per quanto riguardava la serigrafia le cose non andavano meglio. I telai per la stampa
si disegnavano a mano direttamente sulla seta, i colori asciugavano subito, e tutte le volte che ci si
fermava anche solo qualche secondo bisognava lavarlo perchè si era asciugato il colore, con il grave
rischio di rovinarlo. Si presentavano le bozze in serigrafia per gli studi pubblicitari
ove Torino allora era all’avanguardia in Italia (a volte nottate intere per trovare le giuste tonalità di
colore per una campagna pubblicitaria).
Nei primi anni 70 iniziò a occuparsi di serigrafie d’arte, lavorando con grandi artisti, collaborando
con lo scultore Mario Molinari per circa trentanni nell’esecuzione delle sue splendide serigrafie.
Nel 78” si mise a disegnare videogames, flipper, juke box e distributori vari, un lavoro che richiedeva
grande tecnica e grande fantasia; dal 1978 al 2000 ne ha disegnati circa 3000 modelli diversi.
Dal 2000 a tuttoggi finita l’era dei videogames e passato a disegnare centinaia di slot machine da bar.
Tra gli anni 80/2000 ha collaborato all’insegnamento della grafica e della serigrafia in alcune
scuole di Torino. Nel 1997-98 ha collaborato al corso di serigrafia al DAMS di Torino con
Giogio Bosi, grande direttore artistico di moltissime gallerie che durante gli anni 80 ha svolto
un’ intensa attività internazionale tra Europa e Stati Uniti.
Queste due passioni tutt’oggi Beny Giansiracusa continua a coltivarle, proponendo sempre di più
opere artistiche sempre più evolute, sino ad arrivare ai suoi famosi ritratti olio su tela di vari personaggi.
Sono ritratti formato 70x50 ove il grande volto dipinto a macchie di colori,appare senza età
rimanendo sospeso in un vuoto luminoso.
Nel 2012 il MoMA di New York con l’acquisizione di molti video games ha segnato l’apertura di una nuova
categoria di opere d’arte (LA DECIMA ARTE). Questa scelta fa si che Beny Giansiracusa sia l’unico
esponente in Italia, quindi caposcuola.
A vederli hanno un look davvero giapponese. Qualsiasi appassionato ne è convinto: i pannelli che
decorano le più recenti invenzioni in fatto di videogiochi non possono che essere << Made in Japan>>.
Errore. Gravissimo errore. Chi li progetta , disegna e realizza , con la tecnica antica e artigianale della
serigrafia, è Beny Giansiracusa, torinese se non di famiglia, certamente di lunga adozione.
Sorprese della creatività. Beny è uno dei più famosi e abili serigrafi italiani: ha lavorato per
tutti i più grandi artisti e con la tecnica serigrafica ha tradotto, dando prova di rara perizia e straordinaria
capacità di interpretazione, opere di grande respiro e di grandi firme.
Serigrafare non è certo facile: ci vuole manualità, estro, conoscenza profonda delle tecniche legate
ai colori e alle loro alchimie. Beny ci sguazza da quando era ragazzino. Fino a qualche tempo fa era
soprattutto un duetto con artisti che trovavano in Beny chi fosse in grado di tradurre le loro opere,
oggi è la creatività spesso ironica e postmoderna dei pannelli per i videogiochi, arte applicata
certo, ma non di serie B.
Beny è fin troppo modesto: la serigrafia d’arte che esce dal suo laboratorio è sempre merito di chi ha
firmato l’originale; la serigrafia che realizza per videogiochi in grado di affascinare milioni di ragazzi
in tutto il mondo è sempre arte minore. Non è così: in un caso ci vuole straordinaria sensibilità e grande
abilità tecnica, nell’altro è necessaria fantasia e creatività. Di serie A.
DADA ROSSO LA STAMPA