Alberto Maria Marchetti
Artisti . Corriere dell arte
La formazione artistica di Alberto Maria Marchetti ha inizio intorno agli anni 50 con la frequentazione dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, della Scuola Libera di Nudo della stessa e con l’apprendistato presso l’atelier di Giovanni Guarotti di cui è stato allievo. Dal 1950 al 1970 è attivo nella pittura e partecipa a diverse rassegne organizzate da gallerie private e dalla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino di cui è stato Socio fino agli anni ’60 segnalato da “La Stampa” dal critico Marziano Bernardi. In questo lasso di tempo lavora presso vari atelier di pittura tra cui quello di Lorenzo Alessandri e quello di Edgardo Corbelli: frequenta altresì botteghe private di scultura dove apprende le tecniche scultoree. Le sue opere sono state recensite favorevolmente dai critici Lorenzo Guasco e Antonio Oberti. Dal 1985 affianca l’arte della ceramica alla scultura classica specializzandosi nella ceramica Raku. E’ Socio fondatore, membro del Comitato Direttivo e Segretario dell’Associazione Culturale Piemonte Artistico Culturale di Torino. Alberto Maria Marchetti – che vive e lavora a Torino - crea nelle sue opere, un solido sistema di valori che aprono la strada ad una dimensione concettuale inedita. Il suo punto di partenza è l’inconscio, universo nel quale sensazioni e sentimenti generano esperienze irripetibili e singolarissime. L’indagine dell’artista si concentra sulla ricerca di un punto di incontro tra collettivo e personale nel quale Marchetti affronta le grandi tematiche dell’umanità come memoria, tempo e natura. “L’evoluzione è per lui – scrive il critico dell’arte Massimo Centini - conditio sine qua non per non uscire dalla storia, per continuare a mantenere un saldo legame tra la dimensione dell’arte e quella della realtà. Maestro zen, Marchetti ha saputo riportare nella sua pittura alcune delle istanze che dominano la cultura orientale di cui è profondo conoscitore: l’istanza determinata a raggiungere quel senso di vuoto che è meta ambita nello Zen, la ritroviamo ovviamente anche nel suo lavoro artistico. E così scopriamo che quell’istanza, via via, ha avuto un peso rilevante nel conformare il suo percorso pittorico, che nel corso del tempo è riuscito a ridurre sempre più ridondanze e materialità, votandosi alla ricerca di un’essenza che si rastrema in direzione di un focus totalmente concentrato sul gesto che si fa segno. Le sue figure umane diventano così forme sempre più essenziali: il “peso” dell’olio lascia spazio al tratto graffiante e preciso della matita o della penna. Marchetti cerca soprattutto di togliere, di eliminare le facili anse del barocchismo per evitare stordimenti formali e consolidare il suo dialogo con la dimensione del vuoto”.

Opere
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